A volte il mondo delle emozioni si accorda con la razionalità
Saphira è la mia auto.
Il nome è quello della dragonessa di Eragon, un personaggio inventato da Cristopher Paolini, uno scrittore sedicenne americano che ha scritto tre libri sulla saga del Cavaliere dei Draghi. Eragon è un personaggio estremamente interessante, un ragazzo di campagna predestinato ad una vita eroica, ma ancora più interessante è il personaggio di Saphira, un drago femmina che cresce con lui e diventa la compagna del suo difficile ed emozionante viaggio.
Saphira è grande, ingombrante, ma agilissima e con una forza straordinaria. E’ paziente, ma dotata di una personalità molto forte e decisa. E’ dolce, ma se si arrabbia sputa fuoco.
La mia auto è come lei.
E’ una Mercedes classe E 320 CDI. Bella, emozionante. Un mostro, volendo, ma docile e comodissima per lunghi viaggi in autostrada. E’ affidabile, non ti molla mai. Girare la chiave e sentirsi tranquilli è uno stile di vita, con lei.
E’ la terza Mercedes classe E che possiedo, tutte ottime, ma lei è la più bella. Mi accompagna con pazienza e asseconda i miei desideri come mai nessuna altra ha fatto prima. E’ un’auto, si, non è una persona, ma ci passo parecchie ore e mi piace immaginare che anche gli oggetti abbiano un’anima.
Cosa c’entra con le piscine?
C’entra, eccome, e vi spiego perché.
Il paragone con le auto è quello più calzante che secondo me si possa trovare, quando si parla di piscine: sono entrambi acquisti importanti, da ben ponderare, il range del costo si assomiglia molto, gli aspetti relativi alla componente estetica e quello della tecnologia hanno in entrambi i casi la stessa importanza.
Una differenza fondamentale però c’è e sta nell’approccio del cliente quando si accinge ai due acquisti.
Una domanda tipica nell’acquisto di un’auto potrebbe essere: “Questo modello ha la catena o la cinghia di trasmissione”? quella relativa all’impianto di una piscina potrebbe essere: “Come si depura l’acqua”?
Vale a dire, quando acquistiamo un’auto ci leggiamo quattroruote da cima a fondo, conosciamo più particolari dello stesso concessionario; sulle piscine invece non sappiamo un accidente di niente. Nulla, zero, vuoto assoluto.
Se qualcuno ci racconta che senza il rivestimento in pvc la piscina perderà senz’altro, noi ci crediamo. Se ci raccontano che la vasca di compenso è solo un inutile impiccio, noi ci crediamo. Potrebbero anche raccontarci che gli skimmers sono fori per arieggiare il filtro, crederemmo anche a questo.
E nonostante questo mare di ignoranza, compriamo.
Sulla base di cosa, è difficile capirlo.
Ma torniamo a Saphira. E’ una Mercedes e tutti sono convinti che sia carissima sia comprarla che mantenerla. In realtà l’ho comprata usata, è costata quanto una Opel Vectra. Aveva 140.000 chilometri quando l’ho comprata, ma era ancora una bambina, anzi un cucciolo. L’anno scorso ne ho fatti 40.000 ed ho speso in tutto 700 euro per due tagliandi, più le gomme che a me durano tanto, ci faccio anche più di 60.000 km. Tutto qui. Ah, dimenticavo, fa in media 13 chilometri con un litro di gasolio.
Questo per dire che non è vero che una buona macchina costi necessariamente molto, basta sapere cosa e come comprare ed usarla come si deve. Ma vi assicuro che il cosiddetto “godimento del bene” è davvero alto…
E le piscine? Negli ultimi venti anni la qualità dei nostri impianti è scesa paurosamente. Qualche anno fa si prendeva la Fiat a riferimento, adesso la casa automobilistica torinese pare sia migliorata, la qualità delle piscine no.
E il prezzo? Quello invece sale. Al punto che una piscina “di marca” ormai costa come e forse meno di quella del primo artigiano che passa per strada. Ma pochi sembrano accorgesene.
Allora forse oggi, in tempo di crisi nera, conviene cambiare strada.
Siamo italiani, siamo il popolo più geniale al mondo, possibile che non riusciamo a fare altro che copiare le orrende piscine francesi o spagnole ?
Ecco la ricetta vincente: un impianto in stile tedesco ad un prezzo italiano e una qualità estetica superiore. In fondo, abbiamo i paesaggi, le auto, le donne più belle del mondo!
Ci vuole impegno, ci vuole ricerca, dedizione, continuità nella serietà delle proposte commerciali. Non è facile, ma l’alternativa è la chiusura.