La piscina a sale e gli asini che volano

Facciamo il punto su una tecnologia molto venduta e poco conosciuta

Quanto è lecito spingersi per vendere? Esiste una morale che regoli le trattative commerciali? Per molte persone no, non esiste. In guerra, in amore, e nella vendita, tutto è lecito. Anche le bugie, le omissioni, anche gli imbrogli.

Io non sono di questo parere, non sono affatto convinta che dal punto di vista dell’efficacia del marketing l’imbroglio paghi. Almeno non a lungo termine.

Ma che c’entra questo discorso così serio con il trattamento “a sale” delle piscine?

In alcuni casi, purtroppo, c’entra eccome. Perché spesso, troppo spesso, queste tecnologie di elettrolisi che producono cloro da cloruro vengono vendute per quello che non sono. Nella mia attività di consulente tecnico mi capita ormai molto, troppo spesso, di parlare con clienti ai quali viene nascosto il fatto che nell’acqua della loro piscina sia contenuto cloro o acido ipocloroso che dir si voglia, prodotto attraverso processi di elettrolisi.

La distinzione tra cloro e acido ipocloroso è sottile, poiché i termini chimici non sono di padronanza comune e dire (o meglio, scrivere in piccolo nelle pieghe nascoste di un manuale) “acido ipocloroso” non fa paura come scrivere “attenzione, l’apparecchio produce cloro”. E quindi si spacciano cloruri vari, ormai ce ne sono di tutti i tipi e per tutti i gusti, per metodi “naturali” senza cloro. Cloruro di sodio, di potassio, di magnesio, Sali innocui signori miei, che volete che siano? Sali della Vita, Sali naturali, li trovate ovunque nella nostra Madre Terra, li potete mangiare, fanno bene alla pelle, riducono la cellulite, tolgono la puzza dei piedi, se li mettete nell’acqua della piscina e ci fate il bagno dentro non potranno farvi che bene.

I venditori poco seri, perché per fortuna quelli seri esistono, si guardano bene dallo spiegare come in realtà funzionano questi apparecchi: producono acido ipocloroso, cioè la stessa molecola che viene prodotta dal cloro, come disinfettante dell’acqua, tramite un processo elettrolitico che parte da cloruro, cioè da sale. La parte “clor” del cloruro è sempre lui, sempre cloro.

Non vi è dubbio che questo tipo di tecnologia presenti alcuni vantaggi rispetto ad un metodo di clorazione manuale tramite pastiglioni di tricloro, se non altro perché non vengono immesse nell’acqua della piscina sostanze diverse dal sale e perché un minimo di automatismo è sempre meglio di un dosaggio “a occhio”. Ma quando si introduce in acqua una concentrazione di cloruri importante bisogna fare attenzione alla corrosione dei componenti, soprattutto quelli in acciaio, anche se INOX AISI 316 L, e agli aspetti ambientali, perché normalmente si eccedono i limiti consentiti per lo scarico.

Quando si sceglie di utilizzare queste tecnologie è quindi indispensabile INFORMARSI prima e sapere che:

  • La concentrazione di cloruri è solitamente non trascurabile riguardo agli effetti di corrosione e quindi i materiali devono essere scelti con attenzione;
  • Il limite dello scarico in fognatura è pari a 1200 ppm di cloruri e va quindi scelta una apparecchiatura in grado di funzionare anche con basse concentrazioni di sale;
  • L’apparecchio produce cloro;
  • L’apparecchio produce idrogeno sotto forma di gas;
  • La regolazione della concentrazione di cloro è un aspetto fondamentale di cui bisogna accertarsi con attenzione;
  • L’installatore deve rilasciare SEMPRE una dichiarazione di conformità alla quale vanno allegati: uno schema funzionale, una relazione tecnica, un manuale d’uso e manutenzione.

Riassumendo, questa tecnologia come molte altre può dare buoni risultati, ma solo a patto che non vengano dette bugie da parte di chi le vende e/o le installa.

Conoscere bene quello che si sta comprando è indispensabile. Non lo sarebbe se tutti fossero onesti ma la realtà, purtroppo, è diversa.