La gestione delle piscine pubbliche è una attività in crisi?

Crisi economica e nuovo Codice degli Appalti rendono questo mestiere sempre più complicato.

Che le cose non vadano più come una volta è ormai evidente. Che le cose non vadano più del tutto invece (ancora) no, anche se i segnali che ciò possa avvenire in un futuro non molto lontano ci sono tutti.

Per prima cosa, la crisi economica. La maggior parte delle piscine pubbliche in questi anni ha visto ridursi non soltanto la lista di attesa di chi non riusciva a trovare posto nei corsi, che si è praticamente azzerata, ma anche gli iscritti effettivi, calati mediamente del 20-30 %. Complice anche, forse, la noia mortale delle attività in piscina, perchè va detto che gestori ed istruttori spesso ce la mettono tutta a trasformare una delle attività più divertenti, soprattutto per i bambini, in una insopportabile ripetizione di esercizi che di divertente non hanno neppure il nome. Li vedi anche, gli istruttori, ciondolanti avanti e indietro a dire svogliatamente le stesse cose: “Dai….”, “Via…”, “Su le gambe!”, “Dritte le braccia!”. Poveri bimbi, stretti nella morsa di istruttori svogliati e mamme impazienti che imparino dorso, stile libero, rana e delfino entro i sei anni.

Forse perchè così possono finalmente smettere di portarli in piscina…?? Chissà.

Oltre al calo delle entrate, bisogna considerare l’aumento delle uscite a causa di una miriade di costi aggiunti dalle continue incombenze di tipo burocratico e dall’aumento dei prezzi energetici, di sicurezza, degli acquisti in generale. A farne le spese sono per primi gli istruttori ed i bagnini, che vengono pagati meno di una donna delle pulizie in nero e coindolano sempre più svogliati: “Via….”, “Su le braccia!”.

Infine, piove sul bagnato (in piscina c’è sempre acqua dappertutto, è bagnato ovunque) e ci si mette il nuovo Codice degli Appalti, il D.Lgsl. 50/2016 che tutto fa tranne semplificare le cose. Senza entrare nel merito in questo articolo, il nuovo Codice ha definito un diverso metodo per stimare il valore dell’appalto, causando una richiesta di fideiussioni, garanzie e cauzioni sproporzionata e, soprattutto, quasi impossibile da soddisfare da parte di società di gestione costitutite in forma di associazioni o società sportive. Inoltre il nuovo Codice esclude la possibilità da parte dei Comuni di prestare la fideiussione a favore delle società di gestione e questo riduce moltissimo le possibilità di partecipazione alle gare d’appalto, vista anche la stretta creditizia degli ultimi anni.

Quest’anno le piscine pubbliche hanno anche sofferto di una difficoltà a volte quasi insormontabile nel reperire gli assistenti bagnanti o bagnini che dir si voglia, quasi come se i ragazzi avessero smesso di pensare a questa occupazione come un lavoro, ritenendolo sottopagato ed estremamente rischioso in tema di possibili responsabilità. Chissà perchè poi….

Battute a parte, il momento è davvero critico.

Va detto che ancora la situazione è “a macchia di leopardo” e non tutte le gestioni sono in crisi, anzi, resistono ancora piscine che rendono e lavorano molto, ma molti impianti, anche nuovi, sono chiusi e alcuni non riescono ad aprire a causa di gare d’appalto che vanno ripetutamente deserte.

Sarebbe davvero, questa, l’occasione buona per ripensare l’intero sistema dei servizi sportivi a rilevanza economica, rifondandolo su basi diverse dal “buonismo sportivo” e considerandolo una attività imprenditoriale vera, seppure diversa da altre e da agevolare in modo particolare. Stiamo a vedere, qualcosa prima o poi succederà.