Come vanno realizzate per essere a norma?
La casistica degli infortuni in piscina vede sempre al primo posto quelli dovuti alle cadute per scivolamento. Molto spesso si tratta di infortuni lievi, ma chiunque abbia mai lavorato come addetto in una piscina o in un parco acquatico sa quanto sia frequente e spesso purtroppo inevitabile che qualcuno scivoli, cada e si faccia male a causa del pavimento bagnato o spesso della propria imprudenza. Nella maggior parte dei casi è la somma di entrambi i fattori che determina il verificarsi degli incidenti ed il loro esito.
E’ un dato di fatto: su un pavimento bagnato si scivola. Vi sono comunque gradi diversi di scivolosità e situazioni più o meno pericolose. Sicuramente lo scivolamento va sempre tenuto in considerazione nella progettazione degli spazi che circondano la pavimentazione, perché se una banale caduta può non avere conseguenze, l’urto dovuto allo scivolamento accidentale su qualcosa di più pericoloso della semplice pavimentazione può avere esiti anche molto gravi. Nella valutazione dei rischi non si dovrebbe tenere conto solamente della classe di scivolosità del pavimento, ma anche del comportamento avventato degli utenti, che molto spesso, si sa, non leggono i cartelli che riportano gli avvisi di prudenza.
In un parco acquatico la scelta della pavimentazione a bordo vasca riveste quindi una importanza fondamentale.
Le norme, anche in questo caso, non ci aiutano. Le disposizioni nazionali e regionali in merito al caso specifico della pavimentazione delle piscine prevedono solamente l’obbligo che la pavimentazione sia lavabile e disinfettabile. Di rischio scivolamento le norme trattano con qualche vago accenno, ad eccezione di un riferimento preciso alla classe di resistenza allo scivolamento che si trova nella recente modifica del regolamento della legge regionale toscana, che al comma 2 dell’articolo 9 (Qualità dei materiali) recita: Tutte le pavimentazioni percorribili a piedi nudi garantiscono una sufficiente presa al piede anche in presenza di acqua con un coefficiente antisdrucciolo rispondente alla classe “C” della
norma DIN 51097. Era proprio necessario tirare in ballo la norma DIN tedesca per citare un riferimento di performance attendibile? Ebbene si, ad oggi in Italia non esiste nessuna norma tecnica che tratta l’argomento della resistenza allo scivolamento delle pavimentazioni bagnate a piedi nudi e l’unico riferimento preso in considerazione dai fabbricanti di pavimentazioni resta quello tedesco.
Le norme DIN 51097 e 51130 sono due diverse versioni del medesimo test per determinare il così detto angolo di rischio in due diverse condizioni, con piedi nudi (DIN 51097) e con piedi calzati (DIN 51130): una persona cammina avanti e indietro su una piattaforma rivestita del materiale da provare. L’inclinazione della pedana di prova viene aumentata con velocità costante fino all’angolo a cui la persona inizia a scivolare. A questo punto si interrompe la prova e si registra l’angolo di inclinazione della piattaforma. Il coefficiente di attrito è uguale alla tangente geometrica dell’angolo letto.
DIN 51097: Resistenza allo Scivolamento a Piedi NON Calzati – (SLIDING RESISTANCE BAREFOOT WET AREAS CLASSIFICATION GROUPS)
Questa norma tedesca “German ramp tester” descrive il metodo per la classificazione antiscivolo di superfici calpestate a piedi nudi su piano inclinato bagnato con acqua “contaminata” con una soluzione di sapone.
Il risultato della prova viene riassunto nella tabella sottostante. Se l’angolo di inclinazione prima dello scivolamento raggiunge i 12° la pavimentazione viene classificata di tipo A, se l’angolo va da 12° a 18° la classificazione è di tipo B, se la pavimentazione consente di non scivolare per un angolo che va da 18° a 24° la classificazione è di tipo C. La pavimentazione più scivolosa sarà quindi quella di classe A, quella meno scivolosa sarà quella di classe C.
Sul metodo utilizzato dalla norma DIN vi sono molte perplessità, prima fra tutte la componente umana, poiché è molto probabile che la persona che effettua il test sarà portata a modificare il proprio modo di camminare mano a mano che la pendenza della passerella aumenta. Ma questo è un problema di cui discutono i produttori della piastrelle e che coinvolge ben poco il gestore del parco acquatico od il progettista, ai quali interessa la certificazione del materiale. Il metodo di prova descritto nella norma DIN va infatti eseguito in laboratorio.
Va detto comunque che la norma DIN non è una legge ma è solamente una norma tecnica, presa in prestito da un Paese diverso dal nostro, quindi va intesa come riferimento e non come obbligo, ad eccezione delle realizzazioni in Regione Toscana che devono seguire le disposizioni inserite nella legge regionale e nel suo regolamento. La cosa importante è che sulla pavimentazioni non si scivoli o si scivoli il meno possibile.
Il problema resta comunque aperto, poiché le situazioni sono complesse. Il pavimento deve essere antiscivolo (e spesso le norme neppure lo prevedono) ma deve anche essere pulibile (e questo invece le norme lo prevedono sempre). Chiunque abbia esperienza di pulizia di pavimentazioni sa quanto la scabrezza sia inversamente proporzionale alla facilità di pulizia. Inoltre una pavimentazione eccessivamente ruvida posata su una superficie estesa sulla quale gli utenti camminano a piedi nudi può arrivare a causare abrasioni sotto la pianta del piede, soprattutto ai bambini più piccoli. Per finire, il rivestimento ruvido nelle vaschette lavapiedi, uno dei punti più pericolosi, causa la formazione delle alghe e dello sporco, che trovano un supporto adatto ad attecchire.
In tema di antiscivolo aggiungiamo un accenno ad un argomento che svilupperemo meglio in un successivo articolo: la norma UNI EN 15288 è entrata di fatto nel dovere di attenzione degli operatori del settore, poiché richiamata dalla UNI 10637. Questa norma prevede che debbano venire impiegati rivestimenti antiscivolo anche all’interno delle vasche quando la profondità sia inferiore a 1.35 m (classe B fino a 0.80m e classe C per profondità inferiori).
Le caratteristiche fisiche della pavimentazione devono quindi sempre essere accompagnate dalla educazione degli utenti, poiché non esiste un pavimento sul quale non si scivola mai in nessuna condizione. Affidarsi solamente alla classificazione corretta della pavimentazione non è sufficiente, poiché è ormai assodato il fatto che il gestore di un parco acquatico riveste una posizione di garanzia nei confronti degli utenti che, pagando il biglietto, accettano di sottoscrivere un contratto. Il gestore deve quindi prevedere anche gli esiti dei più frequenti e comuni comportamenti scorretti degli utenti (quello di correre, ad esempio) e cercare di porvi rimedio. La preoccupazione quindi non deve essere, o non solamente, quella di potersi agevolmente difendere in tribunale, ma prima di tutto quella di evitare che gli incidenti accadano.