La società sportiva lucrativa, una occasione mancata

Un piccolo (forse troppo) passo verso una trasformazione necessaria

Le novità introdotte dal Pacchetto Sport proseguono una abitudine politica ormai consolidata, che è quella della elargizione di denaro a pioggia, con intensità variabile dalla acquerugiola ai temporali, senza affrontare i problemi dal punto di vista strutturale. Vengono infatti previsti numerosi finanziamenti puntuali, ad organizzazioni di diversa natura, molte delle quali statali.

L’unica novità strutturale è quella che riguarda la creazione della Società Sportiva Lucrativa (leggi). L’enunciazione è contenuta nel primo periodo dell’art. 353: Le attività sportive dilettantistiche possono essere esercitate con scopo di lucro in una delle forme societarie di cui al titolo V del libro quinto del codice civile.

E’indubbio che queste parole rappresentino una sorta di rivoluzione culturale, che si aspettava da tempo per cercare di porre rimedio ai danni creati dalla introduzione della Società Sportiva Dilettantistica così come previsto dall’art.90 della legge 289/2002, che ha portato la gestione delle attività sportive a rilevanza economica al disastro a cui stiamo assistendo negli ultimi tempi.

Gli articoli seguenti del Pacchetto Sport, però, sembrano scritti controvoglia, da qualcuno costretto a mettere nero su bianco una creatura indesiderata, alla cui crescita intende fermamente opporsi. A partire dal “marchio” che deve risultare ben visibile nel nome della società, passando per una confusa agevolazione fiscale, una conferma (anzi, un allargamento!) delle agevolazioni ai compensi ai lavoratori che continuano ad essere senza tutele, fino ad arrivare ad escludere le società sportive lucrative dalle agevolazioni sugli appalti previste dall’art.90 che sono però già state chiaramente rigettate a suo tempo dall’ANAC (vedi).

Quante saranno quindi le società che si trasformeranno in società sportiva lucrativa? Poche, ritengo. Forse solo quelle costrette dagli istituti di credito, che hanno sempre malvisto l’assenza dello scopo di lucro nel valutare i progetti per erogare i finanziamenti.

Resta il rammarico di una occasione sprecata, poiché il tempo ci ha dimostrato che la nuova tendenza politica del fare per non fare, che consente di poter annunciare riforme che in realtà non hanno contenuto, sta sempre più prendendo piede senza che mai, in nessuna occasione, si sia portato avanti fattivamente alcunché. Magari, chissà, questa volta potrebbe andare diversamente. Staremo a vedere.